di Vincenzo Giara
Anche quest’anno, nella giornata della memoria, ci ritroviamo a riflettere sulla condizione umana. Un tuffo nel buio senza possibilità di luce, nel vuoto che non si può riempire, nel buco nero dell’umana storia che per questo orrore non troverà mai ragione. Quell’impossibilità di purificare la colpa sta descritta nelle parole pronunciate da Karl Jaspers, padre della psicopatologia e grandissimo filosofo che, alla fine della guerra, quando gli fu chiesto di guidare la Germania del dopo guerra rifiutò con un celebre discorso in cui diede voce per la prima volta al concetto di “Colpa Metafisica” da lui teorizzato riflettendo sulla coscienza dei tedeschi:
Ci sarà la colpa morale legata al diniego, cioè la negazione di ciò che non si accetta che esiste anche se si sa che esiste. Ci sarà la colpa giuridica, ma di questo si occuperanno i tribunali di guerra. Ma nelle nostre coscienze abbiamo sopratutto una colpa metafisica, che consiste nel fatto che noi tedeschi siamo ancora vivi. Come possiamo noi tollerare e giustificare la nostra esistenza dopo aver tollerato un eccidio mai visto nell’umana storia perpetrato a quei livelli e con quelle modalità?
Parole da rileggere oggi, la domanda rimane aperta in tempi in cui una parte di umanità ancora si arroga il diritto di vivere con innocenza e senza senso di colpa il privilegio di essere nata nella più ricca parte del mondo. Accade che invece l’umanità è una sola e questa indifferenza insterilisce persino la nostra anima che, così facendo, diventa insensibile all’accadere del mondo.
Analogamente, in diversa scala storica e temporale, è in atto in molteplici forme una violenza continua di un genere sull’altro che vede il genere da sempre predominante giustificare in ogni modo il proprio dominio, spesso senza nemmeno averne coscienza, dal mantenimento del quale ogni giorno, impoverendosi moralmente, incassa un dividendo.
Al CAM ci occupiamo proprio del genere predominante.
Oltre ad accogliere, ascoltare ed accompagnare nel percorso di cambiamento l’uomo autore di atti di violenza, che è il nostro lavoro principale, mettiamo al centro della riflessione proprio l’agire nella società del genere predominante sia nella sua totalità che nella specifica biografia di ogni uomo che si rivolge a noi.
Al CAM accogliamo e ascoltiamo uomini. Tutti gli uomini, nella convinzione che un percorso di ripristino di salute interiore e di giustizia e uguaglianza tra i generi deve coinvolgere tutti gli uomini. Nessuno si senta escluso. Perché se la colpa non può essere imputabile singolarmente in quanto non può essere colpa di ognuno di noi essere nati uomini, dobbiamo smettere di vivere con innocenza questo privilegio che ci abbassa moralmente e che dunque, collettivamente, ci coinvolge tutti.
Parola di uomo.